
Tuttavia, la pressione fiscale risulterà a fine anno ancora ben
lontana dai livelli del 2011, rispetto ai quali l’incremento risulta di 11,4
miliardi su base annua, segnando in termini relativi un corposo più 30,2%.
Ciò che ha subito il maggiore incremento nel periodo considerato
è la quota patrimoniale del prelievo, più che raddoppiata (+173%) secondo
quanto riporta la stessa Corte dei Conti, a differenza delle entrate
attribuibili agli atti di trasferimento (-29%) e a quelle sul reddito
immobiliare, sostanzialmente inalterate secondo quanto risulta a ImpresaLavoro,
nonostante la crescita del gettito da locazioni favorita dall’introduzione
della cedolare secca sugli affitti.
I tre miliardi e mezzo di calo rispetto all’anno precedente sono
integralmente attribuibili al taglio della Tasi per le abitazioni principali
licenziato dal governo nell’ultima legge di Stabilità e che fa passare il
gettito della misura da 4,7 a 1,1 miliardi di euro.
L’analisi ha poi evidenziato che, invece, rimangono stabili a
20,4 miliardi su base annua le entrate derivanti dall’Imu: la componente
esplicitamente patrimoniale dell’imposizione sugli immobili è comunque più che
raddoppiata rispetto al 2011 quando valeva “solo” 9,2 miliardi di euro. In
crescita rispetto a cinque anni fa anche il gettito derivante dalle tasse sui
rifiuti che passano da 5,6 a 8,4 miliardi di euro.
Fonte: web
08-09-2016
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