24 giugno 2016

Brexit - ipotesi sul futuro UE

 Il referendum sulla Brexit, sul cui esito c’è stata incertezza sino all’ultimo, ha visto prevalere chi vuole separare i destini del Regno Unito da quelli dell’Unione. Gli effetti immediati sono sotto gli occhi di tutti: sterlina a picco sui minimi dai 31 anni; borse nello sprofondo; beni rifugio a ruba, cominciando dall’oro per arrivare al bund tedesco a 10 anni; timori di tenuta delle obbligazioni dei Paesi periferici dell’Ue…
Anche ciò che succederà al real estate in conseguenza della Brexit sarà chiaro solo con il tempo e con la definizione dei termini di uscita dall’Ue. Di certo nel “day after”, c’è che chi possiede immobili nel Regno Unito ha visto volatilizzarsi il loro valore di un 10% circa per il solo effetto della svalutazione della sterlina rispetto all’euro. Tutto teorico sinché non si rivende l’immobile, la perdita “sulla carta” è solo virtuale; ma l’eventuale recupero, sempre che avvenga, necessiterà tempo, rendendo di fatto l’investimento in beni immobiliari nel regno unito meno interessante.
Quasi sicuramente ci saranno novità importanti dal punto di vista del trattamento fiscale degli immobili posseduti da cittadini Europei a questo punto considerati cittadini extracomunitari. Dal punto di vista del mercato tutti concordano nel ritenere che la domanda di immobili subirà un calo. Gli effetti sui prezzi sono stimati in una riduzione dei valori dall’8% circa in un anno sino a percentuali più consistenti tipo 22-24%. Non sono però previsti crolli verticali, anche perché la domanda proveniente dall’Ue potrebbe in parte essere compensata da domanda proveniente da Paesi emergenti. Molto dipenderà da quanto funzioneranno eventuali politiche fiscali incentivanti.
Per il mattone italiano le possibili conseguenze sono poco chiare. Gli investitori inglesi hanno infatti comprato soprattutto immobili di valore in determinate zone del Paese. Una fuga di massa non è prevista, nonostante qualcuno vorrà probabilmente sfruttare il forte guadagno che la svalutazione della sterlina rispetto all’euro finirà per generare. Proprio per la diminuzione della capacità di acquisto relativa dovuta all’andamento dei cambi, però, è probabile che la domanda proveniente dall’Inghilterra è destinata a ridursi.
Sui tassi d’interesse, e quindi sui mutui, potrebbe giocare un ruolo importante la forte incertezza derivante dal voto. Le banche centrali hanno assicurato di avere pronti interventi consistenti e straordinari per ridurre al minimo la volatilità dei mercati. A livello comparativo è più probabile che a salire saranno i mutui nel Regno Unito piuttosto che quelli nell’Ue.
In generale è lecito aspettarsi per i prossimi mesi forti fiammate di volatilità in quasi tutti i settori economici, al di qua e al di là della Manica, anche con momenti di altissima tensione dei valori di mercato. Altra cosa che pare possa costituire un prossimo trend è la perdita di parte del valore di bene rifugio tradizionalmente attribuito all’immobiliare.
Più in generale, va riconosciuto che con l’uscita del Regno Unito, l’Ue perde un’importante componente della propria struttura culturale ed economica, quella liberista a favore di un modello renano, che resta in pratica senza alcuna credibile alternativa dal punto di vista ideale. E non è detto che perdere questa componente del Dna europeo sia un bene. Infine, la Gran Bretagna, e soprattutto Londra, è una piazza finanziaria centrale a livello globale, caratterizzata da un’enorme capacità innovativa e propulsiva dell’economia che trasferire altrove, a Francoforte o Parigi o ancora più improbabilmente a Milano, non è semplice e, forse, nemmeno realizzabile.
Fonte: web
24-06-2016

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