27 settembre 2016

Polizza decennale postuma

L’articolo 4 del Decreto Legislativo 20 giugno 2005 n. 122 regola la c.d. polizza assicurativa decennale postuma. Il costruttore è obbligato a contrarre ed a consegnare all’acquirente, all’atto del trasferimento della proprietà di un immobile da lui costruito, una polizza assicurativa indennitaria decennale a beneficio dell’acquirente, con effetto dalla data di ultimazione dei lavori, a copertura dei danni materiali e diretti all’immobile, compresi i danni ai terzi derivanti da rovina dell’edificio, oppure da gravi difetti costruttivi delle opere, per vizio del suolo, per difetto della costruzione e accaduti successivamente alla stipula del contratto definitivo di compravendita.
Purtroppo sembra che le conseguenze derivanti dalla mancata esecuzione dell’obbligo di stipula della polizza e/o di consegna della polizza assicurativa stessa all’acquirente dell’immobile costruito è priva di alcuna sanzione.
La mancanza della polizza assicurativa non è ostativa alla stipula dell’atto, e non è neppure motivo di eventuale e successiva invalidità dell’atto di trasferimento.
Si ritiene che la violazione dell’obbligo di consegna della polizza assicurativa postuma decennale determini semplicemente un inadempimento contrattuale nei rapporti tra venditore e acquirente sicché il risarcimento da parte del costruttore nei confronti dell’acquirente è limitato al solo costo del premio assicurativo non pagato alla Compagnia di assicurazioni.
Naturalmente fermo restando la permanenza delle responsabilità civili del costruttore-venditore nei confronti dell’acquirente che certamente non vengono meno.
Il notaio è tenuto a svolgere tutte le attività preparatorie per la formazione dell’atto nel modo tecnicamente più idoneo.
L’assenza nell’atto notarile di compravendita di qualsiasi riferimento alla polizza non è giustificata, il notaio dovrà descrivere nell’atto le pattuizioni delle parti in merito alla polizza postuma decennale. Nel caso in cui la polizza fosse stata regolarmente contratta tra il costruttore-venditore e la compagnia assicurativa e regolarmente consegnata, il notaio riferirà nell’atto che ciò è avvenuto, mentre se la polizza assicurativa non viene consegnata, il notaio farà bene a descrivere la circostanza nell’atto, magari provvedendo a descrivere una pattuizione tra venditore e acquirente relativamente ai tempi successivi di consegna.
Le parti possono infatti liberamente pattuire che la polizza postuma decennale sia consegnata in un momento successivo. E’ questo il caso, frequente, in cui l’immobile venga venduto immediatamente dopo l’ultimazione dei lavori e non si sia potuto fare in tempo a consegnare la documentazione alla compagnia di assicurazione, o la stessa compagnia di assicurazione non abbia fatto in tempo ad accettare la stipula della polizza
Fonte: web
27-09-2016
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16 settembre 2016

Salgono gli investimenti sulle ristrutturazioni

Grazie a detrazione fiscale ed ecobonus, gli investimenti aumenteranno dai 25 miliardi del 2015 a 29 miliardi di euro. La detrazione 50% sulle ristrutturazioni e l'Ecobonus 65% per la riqualificazione energetica degli edifici trainano l'edilizia e a fine 2016 porteranno ad una spesa pari a 29 miliardi di euro. A farla da padrone sono le ristrutturazioni, con investimenti sempre in crescita, ma tengono bene anche gli interventi di riqualificazione energetica. 
E' quanto emerge dall'ultimo rapporto sul recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, elaborato dal Servizio Studi della Camera in collaborazione con il Cresme - Centro ricerche economiche sociali di mercato per l'edilizia e il territorio.
 
Ecobonus 65% e Detrazione 50%, tutti gli effetti
In base al rapporto, dal 1998 al 2016 i bonus fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno incentivato oltre 14,2 milioni di interventi, ossia il 55% del numero di famiglie italiane. In tutto sono stati investiti 237 miliardi di euro, di cui 205 miliardi per il recupero edilizio e poco meno di 32 miliardi per la riqualificazione energetica.
 
Nel 2015 gli investimenti generati dagli incentivi hanno superato i 25 miliardi euro. Di questi 3 miliardi sono stati assorbiti dalla riqualificazione energetica (286mila domande) e 22 miliardi dal recupero edilizio (1,2 milioni di domande).
 
Secondo le proiezioni del Cresme e del Centro Studi, nel 2016, è stato registrato un incremento che dovrebbe far chiudere l'anno con un totale di investimenti pari a 29 miliardi di euro.
 
Prendendo come riferimento il periodo dal 2011 al 2016, lo studio mostra che la spesa per il recupero edilizio è cresciuta progressivamente, passando da 13,4 miliardi nel 2011 a 25,7 miliardi stimati nel 2016. Gli investimenti in riqualificazione energetica sono rimasti stabili, passando da 3 a 3,6 miliardi. 
 
Significativo anche l'impatto sull'occupazione. Lo studio stima che nel periodo 2011-2016 gli incentivi hanno generato un assorbimento di 1.460.223 occupati diretti, corrispondenti a una media annua nel periodo di oltre 243.000 occupati. In particolare, nel 2015 ci sono stati 375.399 occupati, comprensivi anche dell'indotto, mentre nel 2016 l'occupazione legata a questi investimenti sarà di circa 436mila unità, di cui 291mila impiegati direttamente in edilizia e 145mila nell'indotto industriale e di servizio.
 
Lo studio non trascura neanche l'impatto delle misure incentivanti sulla finanza pubblica. Nel periodo 1998-2016 a fronte dei minori introiti conseguenti la defiscalizzazione, stimati in 108,7 miliardi di euro, bisogna considerare che lo Stato incassa i proventi spettanti nell'anno di esecuzione dei lavori e distribuisce la maturazione dell'incentivo nell'arco di tempo di dieci anni. Questo porta a una plusvalenza di 0,3 miliardi di euro.
 
Analogamente, insieme ai minori introiti legati agli interventi di miglioramento dell'efficienza energetica, che implicano minori imposte sui consumi di energia, bisogna calcolare la quota di gettito derivante dai consumi e dagli investimenti mobilitati dai redditi aggiuntivi dei nuovi occupati. Si arriva così ad un saldo positivo per lo Stato di quasi 9 miliardi di euro.
 
Il rinnovo del patrimonio edilizio traina le costruzioni
Si capisce meglio la portata degli incentivi se si considera che buona parte dell'intera produzione del settore costruzioni è assorbita dalle ristrutturazioni. Nel 2015 su un valore della produzione dell'intero settore, che il Cresme ha stimato pari a 163,6 miliardi di euro, la spesa in interventi di manutenzione straordinaria e ordinaria si è attestata sui 117,9 miliardi di euro, pari a circa il 72%.
 
Del 117,9 miliardi, 35,9 miliardi di euro sono stati spesi per interventi di manutenzione ordinaria e 82 miliardi per la manutenzione straordinaria, dei quali 47,9 miliardi riguardano interventi sul patrimonio residenziale.
Fonte: cabox
16-09-2016
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15 settembre 2016

La riforma del catasto

Niente più vani ma solo metri quadrati. La Legge di  riforma del catasto entrata in vigore il 27 marzo 2014 obbliga il Governo di emanare un Decreto Legislativo che incide fortemente sull’assetto del catasto.
Il vecchio criterio di misurazione degli immobili in “vani verrà sostituito (…quando?) dal criterio dei metri quadrati, che potranno determinare con precisione il valore catastale che dovrà allinearsi al valore di mercato.
Il Governo infatti mediante la riforma del catasto e l’introduzione del metro quadrato potrà definire il valore patrimoniale esatto degli immobili sulla base dei valori di mercato per singole zone e tipologie immobiliari. Sarà esente dal calcolo automatico per metro quadro solo il valore delle unità immobiliari a destinazione catastale speciale (gruppo D), in cui rientreranno opifici, capannoni industriali, alberghi, ecc. con i quali si userà invece un sistema di stima diretto, ma grazie all’applicazione di metodi e di parametri specifici per ciascuna destinazione catastale speciale.
La Legge delega prevede anche l’adeguamento periodico sia dei valori patrimoniali che delle rendite.
Sono previsti incentivi per gli interventi di adeguamento degli immobili alla normativa in materia di sicurezza e di riqualificazione energetica e architettonica. Al momento le riqualificazioni energetiche e le ristrutturazioni sono incentivate con una detrazione fiscale del 65 e del 50%.
Fonte: web

15-09-2016

12 settembre 2016

Documenti necessari per vendere un immobile

Quando si decide di vendere casa sono tante le cose a cui pensare, a cominciare dai documenti necessari. Vediamo, dunque, qual è la documentazione che bisogna possedere prima di stipulare il rogito notarile.
il venditore deve munirsi di una serie di documenti che vanno consegnati all’agente immobiliare ed al notaio affinché questi possano predisporre la vendita dell’immobile:
- Copia dell’atto di provenienza dell’immobile.
- Documentazione catastale e ipotecaria.
- A seconda dei casi, copia della licenza o della concessione edilizia o del permesso di costruire iniziale se la costruzione è successiva al primo settembre 1967.
- Planimetria catastale aggiornata
- Nel caso in cui l’immobile nel corso degli anni sia stato sottoposto a modifiche catastali, urbanistiche o edilizie è necessario raccogliere tutta la documentazione relativa: precedenti schede catastali, eventuali copie delle concessioni edilizie o dei permessi di costruire, copie delle domande di concessione o di permesso in sanatoria e copie delle denunce di inizio e di fine attività.
- Certificato di agibilità/abitabilità (relativo alle condizioni di sicurezza, igiene e salubrità di un immobile).
- Attestato di prestazione energetica (APE).
- Se vi sono terreni di superficie maggiore di 5mila metri quadri, certificato di destinazione urbanistica.
- Quando l’immobile si trova in condominio, copia del regolamento condominiale ed ultimo verbale di assemblea con relativo riparto.
- Se l’immobile è locato, copia del contratto di locazione.
- documenti personali, carta di identità e codice fiscale.
- atto per sunto di matrimonio o stato civile, a seconda se si è contratto matrimonio o si è single.
- certificato CCIAA (per le società)
fonte: sobimnews

12-09-2016
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8 settembre 2016

Senza tasi scende la tassa

Secondo quanto rilevato da una ricerca del Centro Studi ImpresaLavoro, con l’abolizione della Tasi, la tassa sui servizi indivisibili, scende la pressione fiscale sugli immobili. Dopo il livello record raggiunto nel 2015 (52,3 miliardi di euro), il gettito complessivo sugli immobili in Italia dovrebbe ridursi per quest’anno a 49,1 miliardi, con una flessione quantificabile nel 6,1%.
Tuttavia, la pressione fiscale risulterà a fine anno ancora ben lontana dai livelli del 2011, rispetto ai quali l’incremento risulta di 11,4 miliardi su base annua, segnando in termini relativi un corposo più 30,2%.
Ciò che ha subito il maggiore incremento nel periodo considerato è la quota patrimoniale del prelievo, più che raddoppiata (+173%) secondo quanto riporta la stessa Corte dei Conti, a differenza delle entrate attribuibili agli atti di trasferimento (-29%) e a quelle sul reddito immobiliare, sostanzialmente inalterate secondo quanto risulta a ImpresaLavoro, nonostante la crescita del gettito da locazioni favorita dall’introduzione della cedolare secca sugli affitti.
I tre miliardi e mezzo di calo rispetto all’anno precedente sono integralmente attribuibili al taglio della Tasi per le abitazioni principali licenziato dal governo nell’ultima legge di Stabilità e che fa passare il gettito della misura da 4,7 a 1,1 miliardi di euro.
L’analisi ha poi evidenziato che, invece, rimangono stabili a 20,4 miliardi su base annua le entrate derivanti dall’Imu: la componente esplicitamente patrimoniale dell’imposizione sugli immobili è comunque più che raddoppiata rispetto al 2011 quando valeva “solo” 9,2 miliardi di euro. In crescita rispetto a cinque anni fa anche il gettito derivante dalle tasse sui rifiuti che passano da 5,6 a 8,4 miliardi di euro.
Fonte: web

08-09-2016
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